Pagina:Lettere (Andreini).djvu/49

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LETTERE

voi d’amoroso fuoco, qual maraviglia è dunque, s’io son pallida, vivendo in continuo timore, che ’l fuoco d’una delle molte, che per voi ardono, non accenda finalmente il vostro cuore? S’io non fossi pallida dovereste giudicare, ch’io non fossi amante delle bellezze vostre, essendo che ’l pallore è proprio color de gli amanti. Clitia amante del Sole è pallida, & io, perche non sarò pallida, se qual Clitia m’aggiro continuamente, intorno à voi mio lucidissimo Sole? Vivendo una persona in affanni subbito la Natura leva il sangue alle altre parti del corpo, e particolarmente al volto, e lo manda al cuore, per farlo forte nell’avversità, hora vivendo io in amara passione, per non poter à mia voglia vedervi, e sentirvi, la Natura toglie il sangue al volto, e ’l lascia pallido, per soccorrer il cuore: queste, & altre assai ragioni, ch’io tralascio, per non fastidirvi, son quelle, che possono sodisfare alla vostra dimanda. Taccio della mestitia mia, perche voi non meno di me sapete, ond’ella procede; dunque per hora, altro non vi dirò, se non ch’io vi prego à trovar modo (che ben potete farlo) perch’io rimanga consolata, onde torni l’allegrezza al cuore, e ’l color al volto.


Della forza dell’amicitia.


S

I come Epaminonda, e Pelopida. Achille, e Patroclo, & altri molti lasciarono al mondo chiarissimi essempi di singolar amicitia, così spero, che à


tali