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D’ISABELLA ANDREINI. 19

istile molto più degno, e molto più alto, ch’io non saprei, non solo descriver con la penna: ma nè pur imaginarmi con l’idea m’ingegnerei, per levarvi così folle passione dal cuore d’accennare scrivendo, o pur qual inesperto Pittore ombreggiar alcuna feminil lode. Dunque se la vostra figlia è nata, non solo per accrescer questo perfettissimo sesso; ma (chi sà) per far voi col tempo felicissimo Padre, à che tanto attristarvi? à che contra ’l voler del Cielo, che sempre opera bene, desiderar un maschio? Oh quanti padri ci sono stati, e tuttavia ci sono, i quali, e sono stati, e sono infelicissimi, e miserissimi per li maschi. Oh quante case, oh quante famiglie, per essi impoverite, infamate, e dessolate. Le patienti donne si contentano di viver in quella soggettione, nellaqual nascono ad una vita regolata, e modesta, si contentano d’haver il breve confine della casa, per dolce prigione, godono della continua servitù, non è lor grave d’esser sottoposte all’altrui severo arbitrio, lor non dispiace lo star in continuo timore, e quando la conoscenza delle cose humane vien loro da gli anni permessa, come quelle, che portano dal nascimento la modestia, e la riverenza, non osano di volger pur uno sguardo in alcuna parte, se prima nol concede chi d’esse hà cura. Quante ci sono, che per far la volontà de’ parenti, senz’alcuna replica si rinchiudono, per sempre trà solitarie mura, e quante ve n’hà, che dovendo sopporre il collo al giogo maritale, per non dispiacer alle altrui voglie, senza dir parola in contrario, pigliano taluno, che meritava di morire prima che nascesse? e con quanta


pacienza