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Pagina:Lettere (Andreini).djvu/73

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LETTERE

rato cuore, & havendo essalato mille sospiri di fuoco per riscaldar il vostro agghiacciato petto, e non havendo mai potuto conseguir il giusto fine de gli honesti miei desiderij, vinto dalla disperatione, rivolsi finalmente le mie voci ad invocar la Morte, la quale pietosa del mio languire, venne à soccorrermi: ma parendole troppa crudeltà l’uccidermi, subito mi fece assalir da una febbre acutissima, ond’io (come ben sapete) divenni in pochi giorni pallido, afflitto, e macilente sì, ch’io sembrava appunto la Morte istessa: haveva perdute le forze, erano indeboliti gli spiriti, m’era mancato il veder, e l’udire, & altro non mi rimaneva, che ’l dar bando, con un breve sospiro, all’anima tormentata, talch’io mi reputava felicissimo, sentendomi vicino al fine della noiosa mia vita, la quale terminando era sicuro, che terminava ancora una crudele, e smisurata passione: quando voi della Morte più cruda, non permettendo, ch’io finissi tante sventure, veniste allhora, che meno io v’aspettava à visitarmi, non già, perche alcuna pietà del mio male v’havesse punto il cuore: ma per mostrarvi, più che mai crudele, sapendo voi certo, che la maggior infelicità, che possa un misero sostenere è ’l campar lungamente, e perche voi eravate più che sicura, che l’amata vostra presenza havrebbe havuto più forza di farmi vivere, che Morte di farmi morire. Voi per questo mi visitaste. Hor chi mai vide pietà di crudeltà ripiena? ma può ben altri riputarvi pietosa, per simil atto, ch’io, che per isperienza sò qual sia l’animo vostro, vi ripu-


terò