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D’ISABELLA ANDREINI. 25

terò sempre crudele. Hor pur ha havuto effetto quello, che v’era caro: io son guarito della febbre; ma non già dell’amore: hò lasciate le piume del mio noioso letto, per entrar nelle spine de’ vostri soliti oltraggi: son tornato di nuovo (benche debile) al grave peso de’ miei amorosi travagli, i quali ostinatamente mi seguono ovunque io vò. Hora tutto quello, che m’avverrà mi renderà più che mai sfortunato. Hor’Amore crudelissimo Tiranno, raddoppierà in me le sue catene, e farà più vivo, e più cocente il suo fuoco. Hora (lasso) io ritorno al solito cibo de’ miei mali, & alla solita sete del mio pianto. Gioite dunque, poich’io son tornato à i consueti martiri, i quali benche sieno aspri, e ’ntolerabili non haveranno per ciò forza, di far ch’io non v’ami. Questo era solo in poter della Morte da cui m’havete tolto, perche infelicissimo viva; e quanto più à torto m’oltraggierete, tanto più vi sarò fedele. Essercitate pur la vostra fierezza, che ’l cuor mio non rimarrà mai d’amarvi, non aspettate, che la disperatione ’l metta un’altra volta in fuga, o che per la vostra ferità egli sia per mutar voglia, che ciò non è per seguire; anz’io mi rendo certo, ch’egli per qual si sia grave offesa, che da voi riceva, non procurerà di tornarsene à me. Fate dunque per mio danno ciò che vi pare, ch’io son pronto, e disposto à sopportar tutte le ingiurie, che da voi mi verran fatte, e son più che sicuro, che voi non potrete mostrarvi tanto crudele nell’offendermi, quant’io mi mostrero costante nell’amarvi.


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