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D’ISABELLA ANDREINI. 32

veleno, il maggior cruccio, il più vero Inferno, la più orrenda Furia, ne ’l più spaventevol Mostro della moglie laquale siamo astretti di nodrire nella propria casa, e quel, ch’è peggio, oltre al mangiar seco, sera, e mattina, siam condannati anche à dormir con lei, & accarezzarla per non sentirsi nel capo un borbottar continuo. Se voi menate moglie (siasi pur qual donna si voglia ) credetemi certo, che potete dire, addio bel tempo, addio cara libertà. Se voi la pigliate ricca, preparatevi a soffrire, à servire, à non contradire, cieco in tutto à quello, che farà, e sordo affatto à quello, che dirà. Costei sarà sempre nella casa sdegnosa, superba, insolente; parerà à lei d’esser sola, che intenda, à quanto proporrà di fare non vorrà consiglio contrario, la sentirete sempre à parlar con voce altera, dicendo, che ’l marito suo è un dappoco, un’ignorante, e che senza lei sarebbe nulla, e, che le sue ricchezze lo fanno risplendere, e che per lei è stimato, che non la meritava, e ’n somma, che l’haverla per moglie è cagione d’ogni sua felicità, con la giunta del sentirsi dire più d’una volta, io poteva haver il tal, è ’l tale, & ho pigliato costui. Sia maladetta la mia disgratia, non mi mancava altro, con altre parole, che, se l’huomo non è più che patiente è sforzato à far quel, che non vorrebbe, e quel, che dee. Se voi la pigliate povera pigliate con la povertà sua mille incommodi, perche la povertà è madre di tutti gli infortunij. Se voi la pigliate bella, assicuratevi di non esser mai senza fastidio, nè senza timore, per-


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