Pagina:Lettere - Santa Caterina, 1922.djvu/20

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lettere di santa caterina 13


la tenebra che il dimonio fa. Dico che se tu, o a cui toccasse, sarai annegata nel sangue dello Agnello immacolato, che queste illusioni non albergheranno in te. Che, poniamochè elle, venissero, non vi permarranno dentro; anco, saranno cacciate dalla viva fede e speranza, la quale ha posta in questo sangue. Fassene beffe, e dice: «per Cristo crocifisso ogni cosa potrò, che è in me, che mi conforta. E se pure io dovessi aver l’inferno, io non voglio però perdere l’esercizio mio». Grande stoltizia sarebbe a farsi degno della confusione dello inferno, prima che venisse il tempo.

Or ti leva con un fuoco d’amore, carissima figliuola: e non ti confondere; ma rispondi a te medesima, e di’: «Or che comparazione è dalla mia iniquità alla abondanzia del sangue sparto con tanto fuoco d’amore?» Io voglio bene che tu vegga, te non essere, e la tua negligenzia e ignoranzia tua: ma non voglio che tu la vegga per tenebre di confusione, ma con lume dell’infinita bontà di Dio, la quale tu trovi in te. Sappi che il dimonio non vorrebbe altro, se non che tu ti recassi solo a cognoscimento delle miserie tue, senza altro condimento. Ma egli vuole essere condito col condimento della speranza nella misericordia di Dio.

Sai come ti conviene fare? come quando tu entri in cella la notte per andare a dormire: la prima andata sì trovi la cella, e dentro vedi che v’è il letto: là prima, vedi che t’è necessaria; e questo non fai solo per la cella, ma volli l’occhio e l’affetto al letto, ove tu trovi il riposo. Così de’ tu fare: giugnere all’abitazione della cella del co-


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