Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
120 | lettere autografe |
lì portavano collari appiccati, dalla testa fino alle spalle pendenti di oro. In questo luogo, che io dico, tutta la gente di questi luoghi concordano essere così la verità, e dicono esservi tanta ricchezza, che io ne saria contento della decima parte. Quivi portavamo con noi pevero: tutta questa gente lo conobbero. In Ciguare fanno mercanzie e fiere, come noi: tutti costoro così me lo hanno affermato, e m’insegnavano il modo e la forma che teneno nel loro vendere e barattare. Ancora dicono che navicano come noi, e che le navi loro portano bombarde, archi, frezze, spade, corazze; e vanno vestiti come noi, e hanno cavalli, e usano guerreggiare, portano ricche vestiture, e hanno bone case. Dicono ancora che il mare bolle nella ditta provincia di Ciguare, e che di lì a giorni dieci vi è il fiume Ganges appellato. Pare che queste terre stiano con Beragna come sta Tortosa con Fonterabia, o Pisa con Venezia. Quando io mi partii da Carambarù, e aggionsi a questi luoghi che ho ditto, trovai la gente a quello medesimo uso, salvo che gli specchi di oro, che avevano, gli davano per 3 sonagli di sparaviero per uno, ancora che pesassino dieci o quindici ducali l’uno. In tutti suoi usi sono come quelli della Spagnola isola. Lo oro ricoglieno con altra arte, benchè e l’una e l’altra non abbia a fare con la arte nostra. Questo che io ho ditto è quello che ho udito da queste gente dire. Quello che io ho visto e so, adesso vi contarò.
Lo anno de nonanta quattro navicai in 24 gradi verso ponente in termino di nove ore; che non gli fu fallo, perchè in quella ora fu eclipsi, il Sole era in Libra e la Luna in Ariete. Tutto questo che io per parole intesi da questa gente già lo aveva io saputo longamente per scritto. Tolomeo credette lui avere ben satisfatto a Marino, e adesso si trova sua scrittura ben propinqua al