12 |
lettere d'una viaggiatrice |
|
tamente a questo verso, senza mettervi la tenerezza poetica, umile e sincera di cui ribocca il vostro cuore ignoto alle genti, non ignoto a me; e nella fredda analisi, voi troverete che, sì, è vero, partire significa morire un poco, ma che noi moriamo, ogni giorno, un poco di più, sempre più, anche stando fermi, coi piedi sempre sul medesimo mattone e gli occhi fissi sulla stessa linea di muro, ove vi sia un libro, una stampa, un quadro, o non altro che il disegno lineare di una carta da parati. È impossibile chiudere la coscienza, se si è veri cristiani, alla voce segreta che vi avverte del cammino costante e sicuro verso la morte, fatto in ogni ora; è impossibile, se si ha intelligenza, chiudere le orecchie mortali alle voci della scienza, che vi parlano delle continue trasformazioni umane, salienti dalla puerizia alla giovinezza e discendenti dalla maturità alla vecchiaia, alla morte. Morire un poco! Noi non facciamo altro, amica, nella nostra vita, spensieratamente o con intima pena, vivacemente o monotonamente; cercando, se abbiamo volontà ed energia, di riempire di azione questo continuo morire un