Pagina:Lettere d'una viaggiatrice - Serao, 1908.djvu/203

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196 lettere d’una viaggiatrice

zione ferroviaria, capace di quaranta persone alla volta, e sale e scende ogni cinque minuti, con venticinque centesimi di spesa, deponendovi quasi alla porta del Casino; una grande rampa sterrata può essere percorsa da pedoni, e da automobili, e le carrozze vi aspettano, lungo i cespugli delle rose e dei mughetti, sotto i palmizi e gli eucalitti foltissimi: fra le aiuole e le siepi di agavi americane, una terza via, di scalinate brevi, in marmi, proprio le scalinate di un parco ricchissimo, conduce sempre alla porta del Casino, sul grande piazzale fiorito di anemoni, di cinerarie e di rose, e fiancheggiato dalla veranda dell’Hotel de Paris, chiuso, da una parte del grande Café de Paris, dove scintilla, nella notte, l’attraente parola soupers. E sul peristilio di marmo del Casino, è un salire, un discendere di uomini, di donne, di coppie, di famiglie, di cóteries, di gruppi muliebri: è un giungere, un fermarsi, un decidersi subito, per chi entra: un andarsene lentamente, dopo qualche minuto d’indecisione, per chi parte. Lo chasseur fischia, una carrozza accorre, un automobile descrive una curva, la gente è via: chi