Pagina:Lettere d'una viaggiatrice - Serao, 1908.djvu/236

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viaggio a cosmopoli 229

rine alte e snelle, vestite di bianco, chinando il capo sul piccolo boa di piume bianche, dinanzi al mare di Cannes diventato tutto nero, dove ballavano maledettamente tre o quattro yachts elegantissimi, e che si ostinavano, queste ragazze forse tisiche, a girare per le vie, da una pista velocipedistica a un lawn tennis; nulla era più buffo e più stupefaciente che tanti di questi tisici, fuggenti contro la tramontana, in pantaloni di tela bianca, in pagliettina, in guanti giallo zolfo, con un grosso garofano color salmone all’occhiello della giacchetta nera leggiera, senza l’ombra del paletot: nulla era più interessante e grottesco che l’arrivo di tutti gli snobs tisici e non tisici, da quel confiseur, glacier, aftemoon tea, in quel caffè, insomma, che il signor Rumpelmayer, tiene aperto a Cannes, come a Nizza, come a Montecarlo, come a Parigi, e in cui alle cinque, vuole e vuole assolutamente la moda che s’intervenga, per vedere la società più alta, più fine, più elegante, abbeverarsi di the e mangiare ogni sorta di pasticcini dolci o salati, un arrivo strano, in quel giorno di freddo orribile, da Rumpel-