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lettere d’una viaggiatrice |
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suoi gruppi folti di piante altissime, con i suoi crocicchi di piena foresta, con i suoi pali indicatori, che parlano di altri viali, di altre viottole, di altri più lontani quadrivii: un vero bosco, perfettamente tenuto, ma a cui con un gusto supremo, è lasciata tutta la semplicità, tutta la naturalezza; un vero bosco, di cui, l’aria fine, odorosa, lieve, confortante, è fatta per aprire i polmoni essiccati dalla polvere di Parigi; un vero bosco, il cui verde intenso, caro agli occhi, è fatto per riposare dalla soverchia luce dei boulevards, dai centomila cartelloni colorati, dalle centomila fiammelle notturne; un vero bosco, la campagna istessa, con ogni sua poesia candida e onesta, per il contrasto con la vita complicata, artifiziosa, stravagante, che si vive a pochi passi di distanza, entro Parigi. Un vero bosco, fatto per tutti quanti: per chi ci va in tiro a quattro e chi ci va in omnibus, per chi l’attraversa in una automobile di trentamila lire, come per chi ci cammina a piedi, lentamente, lungi dalle vie frequenti, per chi ha un equipaggio di ventimila lire, come per chi ha un fiacre da due lire e cinquanta l’ora; un vero bosco, fatto