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Pagina:Lettere d'una viaggiatrice - Serao, 1908.djvu/372

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nella bella valle 365

voi respirate, nell’aria fredda che vi avvolge, non so quale profumo silvestre e la vostra fantasia già sogna l’argenteo edelweiss, già sogna l’iceflower, il fiore delle nevi, gelido sì, ma fedele. E nel glaciale bacio che la montagna vi dà, nelle negre fantasime delle prime colline, nel vivido spumare delle candide acque del Lys, negli odori agresti, vi è una sola parola, più alta, più viva, più profonda: la libertà. Vi rammentate di quel miserabile uomo di Edgardo Poe?.... Tetro, silenzioso, egli non rispondeva nulla alle offerte più lusinghiere, fino a che, uscendo dalla sua tetraggine, dava in un grido terribile: fuori di qui! fuori di qui! Lontano, lontano, fuori del mondo!....

La liberazione, cioè non vedere, non sapere, non ricordare più nulla di quello che è stato, di quello che è: viaggiare, sconosciuto, fra sconosciuti, o in perfetta solitudine, a una meta ignota; viaggiare fra le più belle cose del mondo, gli alberi e le acque fluenti; viaggiare, senza sapere quando si arriverà, come si arriverà, dove si dormirà nella notte, che cosa vi apporterà l’indomani; viaggiare libero, solo, nella libertà dei monti,