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394 lettere d’una viaggiatrice

principale di Ayas, conducente alla chiesa e al presbiterio. E là che si dorme, in casa del curato, in Ayas, come nei vecchi romanzi che tanto ci piacquero, nell’infanzia, e di cui ora, ahimè, così crudelmente ridiamo...

Ayas non ha albergo, poiché sono rari i viaggiatori, ma il curato ha una grande casa, e ha cinque o sei stanze, a disposizione di coloro che volessero dormire, nell’alta parrocchia. Così, guidati da un fioco lume, come nei vecchi romanzi, chi ci avrebbe detto, che ne saremmo stati gli eroi, noi consunte creature modernissime?... Siamo ascesi per una stradetta, incespicando, non vedendo dove andavamo; la serva del parroco ci ha accolti taciturnamente, ma sorridendo, sulla porta del vano oscuro. Non vi era il parroco; vi era il vice-parroco, un giovinetto dal volto esangue e dai capelli biondissimi. Egli ci ha salutati, dandoci il benvenuto, ed è sparito. Eravamo in una grande sala, dove appena distinguevamo un largo tavolino, nel mezzo. Profondo silenzio. Poi ognuno ha cercato, guidato da una vacillante candela, la stanza dell’ospitalità, che il buon parroco ci of-