Pagina:Lettere d'una viaggiatrice - Serao, 1908.djvu/422

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il cervino 415

nel ghiaccio, ascendendo miracolosamente su pareti rocciose, a picco — e intorno il precipizio è di trecento metri — in preda a una follia di ascensione, che nulla più vi fa vedere.

Ricordate tutto; sapete tutto; ma, quando, sulla via che dalla leggiadra Chatillon sale, sale la Valtournanche, quando, ai Grands Moulins, la carrozza si ferma e voi vedete, per la prima volta, l’estrema roccia del Cervino sorgere, fra un angolo di due colli, bianca sullo azzurro finissimo del cielo, bianca, asprissima, nella luce mattinale, voi sentite che il Cervino è più grande di ogni sogno, di ogni visione, di ogni leggenda. È una cima che rivedrete, ogni tanto, risalendo da Valtournanche, ma avete la certezza che esso a nulla rassomiglia. E, subito, il moto della carrozza vi pare così lento, che quasi preferireste scendere e salire, lestamente, prestamente, a piedi, sentendo che il desiderio vi darebbe una forza, un impulso di conquista. Una piccola foresta di pini circonda l’albergo di Valtournanche, ed essi sfrusciano così dolcemente al vento, e voi vedete brillare al sole, fra i pini, lo Chàteau


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