Pagina:Lettere sulla Alceste seconda (Bettoni 1808).djvu/28

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26 lettera terza

difìcate. Vorreste voi farne un delitto al solo Alfieri? Povero Alfieri! cosa v’ha egli fatto? Ma se anche aveste qualche mal umore con lui, possibile che non vogliate perdonare neppure ai morti?

Primieramente vi si vede Feréo, padre d'Adméto, che si affligge perchè suo figlio gravemente ammalato sta per morire. La sposa d'Adméto, Alceste, viene ad avvertirlo, che l'oracolo da essa consultato ha risposto che non perirebbe qualora una persona del suo sangue, o a lui di stretta aderenza congiunta, volesse morire in sua vece. Essa annunzia che si è rinvenuta questa persona. Chi altri può essere se non ella stessa? Sa bene il padre, che non è egli medesimo, nè alcuno dei figli di Adméto: altri non v'è su cui possa cadere questo sospetto. Ma frattanto egli non vuole indovinare questo enimma così facile: e ciò per lasciare ad Alceste il tempo di prolungare la scena. Invano ella gli addita la vittima:

                             Non dovrai tu il figlio
Piangere, io pianger non dovrò il marito.