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di tutte le cose sullunari (onde fu chiamato dal nostro Poeta nel Paradiso

Lo ministro maggiore della natura),

quanto per rappresentare egli distintamente le tre persone della santissima Trinità. Imperochè con la sua potenza egli rappresenta il Padre, con la luce il Figliuolo, e con il calore lo Spirito Santo. Cognobbe adunque il Poeta nostro, che questo discorso, che l’aveva fatto accorgere della confusione nella quale egli si ritrovava, nasceva da l’anima sua intellettiva; la parte superiore della quale è illuminata da il lume e da la similitudine e bontà di Dio, sparsa per tutte le cose di questo universo a guisa de’ raggi del sole, ma molto più nell’anima nostra, per essere ella stata creta da lui, per mera liberalità sua, molto più capace di quella, che l’altra creature. Mediante il quale lume noi intendiamo le cose terrene, le sustanze divine, e conosciamo perfettamente noi stessi. Onde fu detto a tal proposito da Davit profeta nel salmo quarto, rispondendo a quella interrogazione: Quis ostendet nobis bona? Signatum est super nos lumen vultus tui. E qui è particularmente da notare che il dire Dante, che vide i raggi del sole, e mediante quegli venne dipoi in cognizion d’esso sole, non vuole inferire altro, se non ch’ei non si può venire, mentre che l’uomo è per il cammin di questa vita, in cognizione di Dio, se non per mezzo de’ raggi della potenza, sapienza e nontà sua, comunicati e sparsi nella più alta e più nobil parte di tutte le creature. Imperochè così come il sole, per esser sensibile troppo potente e troppo grande, supera di tal sorte la virtù nostra visiva, che l’occhio nostro non può ragguardarlo; così ancora Dio, per essere intelligibile troppo alto e troppo profondo, supera di sì gran lunga l’intelletto nostro, ch’ei non può contemplare l’essenza sua propria, ma solamente gli effetti che procedono da quella; onde gli bisogna tener quel modo nel cercar di conoscere Dio, che tengono gli uccegli notturni nel ragguardare la luce. I quali desiderando vederla, come cosa la quale è amata naturalmente da ciascuno, e conoscendo di non poter per la debolezza della loro vista sop-