Pagina:Letturecommediagelli.djvu/124

Da Wikisource.

ma bisogna ch’eglino eschin fuori a respirare. E questa è la cagione per la quale ei dicono che il Delfino si vede saltare così spesso fuori dell’acqua; il che non avviene a gli altri pesci, ai quali la natura ha provveduto ch’ei serva a far loro il medesimo ufficio l’acqua; per il che eglino ne tiran continovamente dentro di loro della nuova per certi buchi ch’eglino hanno sotto quelle branche, che noi chiamiamo vulgarmente alette; per la qual cagione, non servendo ai pesci l’aria per respirare, ei non possono vivere fuori dell’acqua; e gli altri animali, non servendo loro l’acqua, non posson vivere ove non è l’aria. E perchè quando l’uomo (lasciando andare, per non fare al proposito nostro, gli altri animali) si affatica o nello sudare o in qual si voglia altra cosa più che l’ordinario, il calore suo del cuore si eccita e infiamma più che il solito, ha bisogno di maggior rinfrescamento che prima; la natura muove ancora ella allora i polmoni più spesso a tirare dell’aria nuova, e rimandarla, per riscaldarsi ella più presto ch’ella non faceva prima, subitamente fuori. E per questa cagione dicono alcuni, che i Delfini, quando egli ha a essere fortuna in mare, cavan più spesso il capo fuori dell’acqua, ch’ei non sogliono. Imperochè essendo eglino affaticati più che il solito da la quantità grande delle esalazioni, che getta allora fuori la terra del fondo del mare, donde nascon dipoi i venti che fanno fortuna, hanno ancora eglino più spesso bisogno di respirare. E questo tale affrettamente di respirare è chiamato vulgarmente da noi affanno; per la qual cagione quegli uomini, che se bene e’ duron fatica, non hanno bisogno di repisrare sì spesso, si chiamano volgarmente di buona lena; e quegli che per il contrario cascano per ogni minima cosa in tale affannom di poca lena. Per la qual cosa si piglia ancora spessissime volte lena per la forza e per il vigore, come fece il nostro M. Francesco Petrarca, quando disse:

Onde tolse Amor l'oro, e di qual vena,
Per far dua treccie bionde, ed in qual spine
Colse le rose, e in quai piaggie le brine
Tenere e fresche, e diè lor polso e lena?

E perchè chi ha a passare qualche gran quantità e profonda d’acqua (chè così significa nella nostra lingua pelago) cade,