Pagina:Letturecommediagelli.djvu/178

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cosa delle cinque preposte da noi di sopra) sarà pronta e presta ad aiutarlo e renderlo degno di tal cosa. E questa è quella grazia, la quale è chiamata da’ nostri teologi grazia cooperante. La quale (subito che l’uomo è mosso ed eccitato da quella, la quale lo muove, come noi dicemmo di sopra, universalmente al bene, chiamata da’ medesimi teologi grazia preveniente, elegge con la volontà sua libera il bene) è pronta e presta ad aiutarlo camminare per le vie di Dio, e a far perfette e meritorie le operazioni sue. Nè manca mai Dio di tal grazia a chiunche si disponde a riceverla, come ne dimostrò chiaramente il Salvatore nostro a la medesima donna Sammaritana, della quale noi parlammo di sopra, quando avendo detto ch’egli era posto nello arbitrio di lui il chiedere e il non chiedere dell’acqua, egli soggiunse, parlando di sè: e io te la darei non vi mettendo il forse, come egli aveva messo nelle parole dinanzi, per dimostrar come egli non manca mai di darla a chi gnene domanda, co’ debiti mezzi. E questo è quello che vuole inferire qui Virgilio, dicendo che se Dante vorrà salire al regno de’ beati, sarà presta e apparecchiata una donna, cioè Beatricela quale lo condurrà mediante la fede e la divina grazia, a quello nella contemplazione di Dio e della divina essenza, a la quale non può mail salire per sè stesso, e con le forsùze sue sole, l’intelletto umano, cioò esso Virgilio.

E la ragione (e questa è la quinta e ultima cosa delle cinque dette di sopra) è narrata da lui chiaramente nel testo dicendo:

Chè quello Imperador, che lassù regna,
Per che io fui ribellante a la sua legge,
Non vuol che in sua città per me si vegna.

E che questo sia il vero, che l’intelletto umano, camminando con il suo lume solo e secondo il discorso naturale, divenga ribellante e contrario alla legge divina, lo dimostrò chiaramente lo intelletto di colui, il quale si tiene comunemente per ciascuno che fusse il maggiore e più savio uomo che si trovasse mai al mondo, e che fu reputato da ’l suo commentatore più tosto divino che umano. Il quale cominciando a voler con esso