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20 LEZIONI

Qui non vorrei che e’ si facesse ricorso all’ajuto della velocità, per levar di possesso la moltiplicazione interna, e conservazione de’ momenti. La velocità ne’ gravi cadenti, altro non è, che un non so che posteriore, e propriamente un effetto causato da i momenti intrinsechi del corpo che discende: ma i momenti intrinsechi sono un certo che precedente, e son la vera, e l’unica causa della maggiore, e minor velocità, e possono stare, e sussistere da se stessi, senza l’ajuto, o compagnia di velocità alcuna. Ciò si vede ne’ gravi applicati alla Libra con diverse lontananze, ovvero posti sopra piani diversamente inclinati, dove hanno i diversi momenti in atto, ma le diverse velocità solo in potenza. Ma la velocità per se stessa non può già sussistere senza i momenti interni.

Sieno fin quì dette le opposizioni contro l’infinità della forza della percossa. L’esperienze che la favoriscono, e le invenzioni di quel famosissimo Vecchio eran queste. Egli mentre viveva in Padova fece far dimolti archi, tutti però di diversa gagliardezza. Prendeva poi il più debole di tutti, ed al mezzo della corda di esso sospendeva una palla di piombo di due oncie incirca, attaccata con un filo lungo, per esempio, un braccio, fermato l’arco in una morsa, alzava quella palla, e lasciandola ricadere, osservava, per via d’un vaso sonoro sottoposto, per quanto spazio l’impeto della palla incurvasse, e si tirasse dietro la corda dell’arco; noi supporremo che fusse intorno a quattro dita. Attaccava poi alla corda del medesimo arco, un peso quiescente tanto grande, che incurvasse, e tirasse giù la corda dell’arco per lo medesimo spazio di quattro dita, ed osservava che tal peso voleva essere circa dieci libbre; fatto questo, prendeva un altro arco più gagliardo del primo, alla corda di esso sospendeva la medesima palla di piombo col medesimo filo, e facendola cadere dalla medesima altezza, notava per quanto spazio ella attraesse la corda. Attaccava poi del piombo quiescente, tanto che facesse il medesimo effetto; e trovava, che non bastavano più quelle dieci libbre, che bastavano prima, ma volevano esser più di venti. Pigliando poi di mano in mano archi sempre più robusti, trovava che per agguagliar la forza di quella medesima palla di piombo, e di quella medesima caduta, sempre vi voleva maggiore, e mag-


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