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Colui perde gli servigi, che tosto crede d’avergli
perduti.
Perde la grazia, e lo dono colui, che lungamente lo scalda nelle mani.
Graziosi1 sono gli benificii che stanno apparecchiati, e che si fanno incontro al ricevitore.
Negare la cosa a colui che dimanda suo danno, è beneficio.
Più grave è ad avere mal dato a’ rei per gli buoni, che venire meno a’ buoni per gli rei.
Follia è di temere quello che non sì può cessare.
Piccola cosa è la vita dell’uomo, ma grande è lo sbrigamento della vita.
Chi dispregia la vita, sicuro vede la mare turbare.
Lo tempo passa tosto, e lassa coloro che sono disiderosi di lui.
Non temere lo nome della morte, sì che quando verrà tu le possa uscire incontra.
Neuna tempesta grande puote lungamente durare, perchè quanto è più forte, tanto ha meno di tempo.
Agli lusingatori2 non dare orecchie: artefici sono da prendere i loro maggiori.
Neuna cosa è cosi mortale agli ingegni, come la lussuria.
Neuno priega altra volta colui, che forte disdice.
Colui che non impara, nulla dimentica.
Chi impara da ogni uomo,3^ sarà più savio degli uomini.
Chi serve a’ suoi desiderii, è sottomesso a dì di servaggio.
Più crudele è che morte, sempre temere la morte.
Di colui debba essere il danno, di cui è il pro.
Neuno è più certano che 'l testimonio del fanciullo, s’è venuto agl'anni che ’ntenda, e non a quelli che ’nfinga.