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Pagina:Libro di sentenze, a cura di Giuseppe Manuzzi, Firenze, Tipografia del Vocabolario, 1863.djvu/50

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Sappiate che coloro non sono già virtuosi che somigliano d’esserlo.1

Non è neuno maggior diletto come di mettere la tua anima per lo tuo buono amico.

Ma colui è virtuoso ch’è buono nel suo cuore.

Perciò il savio stabilisce tutte le cose dentro da sé.

La volontà non debba2 già essere donna sopra la ragione, perciò che ella è sua ancilla.3

Niuna cosa è cosi poco avvenente4 a coloro che sono già sì avanzati, come disperarsi di venire a buono fine.

Gli onori e le signorie fanno l'uomo manifesto.

Non desiderare d’avere signoria, se tu non se’ savio e sufficiente ad essa.

L’anima si rallegra della virtù, sì come di suo frutto, e attristasi de’ vizìi che sono contro a lei.

L’uomo debba essere chiamato gentile per le gentili opere di virtù.

Lo tuo secreto, del quale non ti debbi consigliare, nol dire ad altri uomo vivente.

Non gastigare5 l’uomo folle, che te n’odiarà,6 ma gastiga lo savio, et amarattene.

Guadagno che viene con mal nome, non è buono, e meglio è di spendere che laidamente guadagnare.

Lo leale amico è medicina di vita.

L’uomo amabile in compagnia, sarà più amato, e più amico che fratello.

Tanto sono gli vizii più saputi, quanto colui che pecca è maggiore.

Non dire al tuo amico: Va’, e torna domani.

Bene avventurato7 è chi truova il suo amico.

Chi non sa amare sé, non sa amare altrui.

  1. Così in ambo i Codici.
  2. Il T.P. dee, e così sempre.
  3. Il T.P. ancella.
  4. Così il T.P. Il Ms. ha avente.
  5. Il T.P. castigare, e così altre volte.
  6. Cioè odierà, e così altre volte. Desinenza regolare, ma dismessa.
  7. Il T.P. avventuroso.