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Pagina:Libro di sentenze, a cura di Giuseppe Manuzzi, Firenze, Tipografia del Vocabolario, 1863.djvu/51

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Là dove la carità dell’amore è cessata, tutta la letizia della vita è morta.

Colui si mette molto sotto i piei, che troppo agramente si vendica. Del vendicare doventa l’uomo troppo folle.

Chi non perdona a sé, come perdonerà agli altri?

In molto parlare non viene meno peccato.

Ninna cosa può essere detta in questo inondo buona nè ria, se non come lo tempo la dà.

Lo Re che non è litterato è quasi asino coronato.

Lo Re savio è fermamento del popolo.

L’amico mio starà fra le mie polpe.

La dottrina dell’uomo per sua pazienzia si conosce.

Tra gli savii non avere ardire di parlare.

Chi ama le ricchezze, non prenderà frutto di loro.

Lo mutolo per dolore molte piggiori co’se pensa.

Chi bene s’infigne, più tosto al nemico nuoce.

Chi cela peccato, chiede amistà.

Sepolto sia appresso a te lo sermone, lo quale tu udirai.

Chi gastiga l’uomo, maggiormente grazia appresso a lui trovarà,1 che quegli che ingannano colla lingua.

L’uomo che parla con infinte parole al suo amico, rete tende ai suoi piedi.

Meglio è buono nome, che molte ricchezze.

La vostra temperanza sia manifesta a tutti gli uomini.

La buona grazia è sopra oro et argento.

Dinanzi alla vergogna passarà2 la grazia.

Nell’andare, e nel vestire, e nel ridere si giudica l’essere dell’uomo.

pamfilo.

Se l’uomo provede el capo e la fine insieme, la fine ne porta l’onore e lo biasimo, la gente e la virtù ti doti

  1. Il T.P. appo lui troverà.
  2. Cioè passerà, V. nota 6, pag. 37.