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Pagina:Libro di sentenze, a cura di Giuseppe Manuzzi, Firenze, Tipografia del Vocabolario, 1863.djvu/56

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Pazienzia1 si conforta nelle dure cose, e la più grande allegrezza ch’ella possa avere, si è quand’ella puotc operare la sua virtù.

Appena mai si ristituisce quello che per fama si toglie.

Come tu se’ largo allo largo, così sia avaro all’avaro.

Buona è la compagnia, la quale utilità la seguita.

Non può essere una medesima cosa, difendere l'onore con fatica, e avere riposo.

abacuc.

Male a colui che ammassa quello che non è suo.

Le genti non curano di bontà, ma che le loro cose siano buone.

A colui che motteggia2 da’ luogo, e da lui ti parti tosto.

La ’ntenzione del cuore è occhio e lumera di sé.

Ira è una corta pazzia.

Che giova d’ammonire le vane cose, e gli buoni comandamenti fare? conciosiacosa che ’l guardiano si possa corrompere con piccolo dono?

Usando la virtù si cresce, e tardando cresce lo vizio.

orazio.

La vera gentilezza è virtù solamente.

Non curar di gran casa, che ’n piccola3 casa puo’ tu menare real vita.

In tutte cose è certane misure e certane insegne, sicché lo dritto non può far né più né meno.

Quello ch’è poco, diletta più.

Colui4 è povero che disidera grande ricchezze.

  1. Il T.P. pacienza.
  2. Il T.P. tenciona.
  3. Il T.P. picciola.
  4. Il T.P. Quello, e così altre volte.