Pagina:Liguria preistorica.djvu/381

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Il 9 Gennaio 1884, recatomi nella grotta in compagnia del sacerdote Morelli e del capitano Enrico Alberto d’Albertis, proseguimmo, non senza frutto, le investigazioni nel punto in cui il primo le aveva lasciate, risultandone la raccolta di alcune conchiglie forate, di due lesine d'ossa, di cocci ecc.

Visitando nello stesso giorno le altre parti della caverna, vidi che una propaggine, la quale sbocca all'estremità occidentale della camera principale, propaggine che nel 1876 misurava soli 5 metri di lunghezza, era divenuta praticabile per m. 14.50, con larghezza massima (all'imboccatura) di m. 2.40, mantenendo direzione costante da N.E. a S.O. Questo mutamento era dovuto allo sgombro di massi e pietrame fatto eseguire da Wall. Ivi siffatto lavoro non aveva dato, peraltro, utili risultati; ma, proseguito di poi dal Morelli, condusse al ritrovamento di numerosissimi manufatti e d’avanzi umani. Nella medesima gita ebbi il piacere d’incontrarmi col dottor Wall, reduce a Finalmarina, il quale mi fornì ragguagli particolareggiati intorno al ritrovamento della nuova cavità e circa i manufatti che vi furono raccolti. Egli crede che questa cavità fosse altre volte in libera comunicazione colla camera esterna, e che la via per cui vi si accede rimanesse di poi intercettata dai detriti trascinati per opera di acque affluenti dall’apertura orientale, ciò durante un periodo in cui la grotta era abbandonata. I cavernicoli che vennero di poi ad abitarla non avrebbero conosciuto l'esistenza della propaggine suaccennata. Io divido pienamente questo modo di vedere; senonchè, ho per fermo che la chiusura della grotta sia avvenuta in tempi relativamente recenti e che il deposito archeologico abbia subito solo lieve accrescimento dopo tal chiusura. Infatti, nella cavità scoperta dal dottor Wall abbondano cocci di vasi romani, e si trovarono inoltre