Pagina:Lippi - Fu il fuoco, o l'acqua che sotterrò Pompei ed Ercolano, Napoli, Sangiacomo, 1816.djvu/54

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in su, lo suppongo formato posteriormente all'eruzione del 79, e ciò per fare grazia agl'istorici.

Or tanto l'altezza del teatro, quanto il dippiù della spessezza del masso, ch'è al disopra, cioè, tra la parte superiore di questo edificio ed il suolo esteriore di Resina (che importa altri 30 piedi in circa) non è ripiena né da ceneri vulcaniche, né da lapillo di pomice e di lava, come in Pompei, né da lave venute sul luogo fluide per mezzo del fuoco, ma è ripiena da strati di materie diverse, cioè di rocce, e di terre sciolte di varia natura, conforme vedremo appresso. Questi strati son messi l'uno sopra dell'altro, ed indicano diverse alluvioni accadute sul luogo in epoche differenti, dalle quali è surta a poco a poco l'altezza del monte, dentro di cui giace Ercolano. Dunque se il masso che cuopre Ercolano non è fatto da materie omogenee; se questo masso è stato formato non da una causa, che ha agito in una volta sola ed in breve tempo, come sarebbe la supposta piaggia delle ceneri del 79, ma da una cagione reiterata e lenta in tempi diversi (siccome agiscono le alluvioni, nelle quali vi è bisogno di tempo perché possan reiteratamente aver luogo, asciugarsi le acque, precipitarsi le materie, rappigliarsi queste e rendersi consistenti, e nelle quali alluvioni dalla diversa natura de' precipitati bisogna ammettere la reiterazione dell'allagamento ad epoche differenti, massimamente allor quando materie più leggieri occupano, come in Ercolano, le parti più basse d'un riempimento qualunque), dobbiamo da questi irrefragabili fatti necessariamente conchiudere, ch'il sotterramento d'Ercolano non poté