Pagina:Lippi - Fu il fuoco, o l'acqua che sotterrò Pompei ed Ercolano, Napoli, Sangiacomo, 1816.djvu/56

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d'un masso pietroso e terroso di 60 piedi in circa fatto da strati, messi l'uno sopra dell'altro. Non vorrei che alcuno mi dicesse, che gli antichi non sapevano distinguere il lapillo di pomice e di lava dalle ceneri volcaniche, per persuadermi ch'essi intendean il primo, allorché parlavano delle seconde. Ciò sarebbe supporli troppo ignoranti; ma l'uomo il più idiota d'ogni secolo non potrebbe, alla vista di queste due sostanze, confonderle tra loro.

Che diremo, dunque, agl'istorici ritrovando sulle due città due coperture, che sono tutte e due diverse da una terza, colla quale le voglion essi distrutte? Che diremo, cioè, ritrovando lapillo sopra Pompei, e niente di questa sostanza sopra Ercolano, quando gl'istorici ci dicono che le due città furono seppellite da una pioggia di ceneri volcaniche? Dunque, io conchiudo, non fu la pioggia delle ceneri, che distrusse Ercolano e Pompei. Dunque non fa l'eruzione del 79. Dunque questi due sotterramenti non accaddero all'istess'epoca. Dunque l'epoca è incerta. Dio sà quando seguirono queste due desolazioni! Dio sà quanto tempo l'una avvenne dopo dell'altra! Forse la cagione che distrusse Pompei, fu diversa da quella, che atterrò Ercolano. Difatti in Ercolano, ch'io credo distrutto non da alluvione alcuna, come Pompei (quantunque le alluvioni avessero poi sotterrato anche Ercolano) non si sono ritrovati scheletri affatto, come in Pompei. Or la mancanza degli scheletri nelle rovine d'Ercolano, e la presenza di questi in quelle di Pompei, indicano per l'appunto la diversità del tempo, e della causa della distruzione delle due città, non ostante