Pagina:Lippi - Fu il fuoco, o l'acqua che sotterrò Pompei ed Ercolano, Napoli, Sangiacomo, 1816.djvu/66

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ceneri volcaniche, lanciate dal Vesuvio perché già seguita, e perché queste ceneri non arrivarono neppure alla metà degli edificj, ma per opera delle alluvioni, conforme ho già osservato. Ecco conseguentemente la dimostrazione del reiterato e consecutivo sotterramento d'Ercolano per via umida, ossia la dimostrazione dell'incremento successivo della doppiezza del masso (altezza della montagna) che cuopre la città, masso ch'è di circa piedi 60, e che costituisce ora un monte di alluvione volcanico, che contiene nelle sue viscere la città distrutta, ed il quale smentisce, nel tempo istesso, tre fatti capitali della storia; cioè la cagione distruggitrice; l'epoca della distruzione; e l 'unità del tempo delle due celebri città distrutte.

settima specie. Tufo calcare volcanico, effervescente. La pomice è in esso polverosa, e giallastra. Giace al disotto della specie precedente. Che questo tufo sia stato una volta nello stato molle, si deduce dalla bella impressione d'un volto umano, scolpita nel medesimo, siccome dirò in seguito. Lo stato di mollezza di questo tufo, si rileva, eziandio, da molti pezzi di colonne incastonate in questa specie nella parte più bassa del teatro. Similmente risulta la stessa cosa da un acquidotto, che scorre per la città, e che si vede oggi incastonato in questa specie di tufo, la quale riempie la strada, per la quale l'acquidotto passa. Intanto considerata la diversa natura delle due specie di tufo, che s'incontrano in Ercolano, cioè dell'argilloso non effervescente, specie 3., e del calcare effervescente, specie 7., dobbiamo necessarjamente dire, che queste due specie