Pagina:Lippi - Fu il fuoco, o l'acqua che sotterrò Pompei ed Ercolano, Napoli, Sangiacomo, 1816.djvu/75

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han seppellito la città; uopo è necessariamente che il suolo ed i monti delle vicinanze d'Ercolano sian tutti terreni d'alluvione, ed io dovrò assolutamente ritrovare da per tutto, e ad una gran distanza vestigia dell'acqua. Il fatto, e le osservazioni han confermato mirabilmente le mie conghietture, ed ecco una dimostrazione della solidità di quell'assioma logico, che stabilisce, che quando un princpio è vero, vere eziandio debbon essere le conseguenze, che da esso vengon dedotte. Difatti andremo a vedere, che ho indovinato la natura de' monti molto distanti da Resina, cioè d'un terreno più di sette miglia lungo, dalla struttura del masso, che cuopre il teatro, sepolto al disotto di questo villaggio.

Invito, dunque, il lettore di trasferirsi al di là della Torre del Greco, nel luogo detto lo Scavamento. Egli ritroverà al giorno degli antichi edifizj disotterrati, che apparteneano alla città d'Ercolano. Egli caminerà al disopra d'un tetto d'un edifizio, che si ritrova ancora sotterra, e vedrà tagliato perpendicolarmente il masso del monte, in cui sono incavate varie grotte, e che cuopre altri edificj. Questo luogo è circa due miglia distante dal teatro, e forse la città distrutta si stendea ancora più lungi da questo luogo, verso la Torre dell'Annunciata. Intanto chiunque, per poco avvezzo alle osservazioni geologiche, è costretto, all'aspetto del luogo, di confessare, che il masso del monte, che cuopre gli edifizj nel quale sono incavate le. grotte, come altresì tutto il terreno adiacente, sono il prodotto delle alluvioni. Difatti il masso è in questi luoghi d'indole argillosa-calcare, effervescente