Pagina:Lippi - Fu il fuoco, o l'acqua che sotterrò Pompei ed Ercolano, Napoli, Sangiacomo, 1816.djvu/96

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ripiena d’ una terra vegetabile (che conseguentemente non è uscita dal Vesuvio) una con molti vasi vinarj, ripieni della stessa terra, de’ quali non pochi esiston ancora nel luogo; ciò che non si può spiegare per mezzo d’ una pioggia di ceneri, eruttata dal Vesuvio, ma bensì per effetto d’un’alluvione.

VI. Perché l’impressione delle mammelle d’una nonna sulla terra vegetabile, dalla quale la cantina era ripiena, e sulla quale furono ritrovati 18 scheletri (impressione, che si può oggi vedere nel gabinetto di Portici) è una prova incontrastabile, che l’acqua soggiornò una volta nella cantina di Pompei.

VII. Perché la copertura, sotto di cui è seppellito Ercolano, non è della stessa natura di quella, che cuopre Pompei, fatta, cioè, da uno strato di lapillo, come sopra; ciò che pertanto dovrebbe esimere, se le città fossero state distrutte e sotterrate nell’istesso tempo dalla stessa cagione, cioè dalla pioggia di ceneri, o di qualunque altra sostanza, lanciata per aria dal Vesuvio.

VIII. Perché il masso di 60 piedi di spessezza, sotto al quale giace Ercolano, è composto da nove strati di materie diverse, messi l’uno sopra dell’altro, senza che tra questi ve ne sia uno di lapillo sciolto, come in Pompei. Ciò prova che la spessezza di questo masso, ossia l’altezza del monte, in cui giace seppellito Ercolano, è stata formata da reiterate alluvioni, ed in epoche diverse. Conseguentemente Ercolano non fu seppellito, in una sola volta, siccome è stato asserito da tanti scrittori., ma a poco a poco., cioè da una montagna di alluvione, che le acque vi han inalzato sopra col decorso del tempo.