Pagina:Lippi - Fu il fuoco, o l'acqua che sotterrò Pompei ed Ercolano, Napoli, Sangiacomo, 1816.djvu/98

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XIII. Perché vi sono nel teatro delle vestigia, che l’acqua vi ha lasciate, altro fenomeno che abbiam veduto verificato in Pompei, per non poter dubitare del soggiorno fatto dalle acque nelle due città. Queste vestigia sono

A. Un banco fatto da una breccia volcanica, il quale non è stato sicuramente lanciato dal Vesuvio, ma che si è formato nel luogo, e la dicui formazione suppone in geologia la presenza dell’acqua.

B. Un acquidotto dell’antica città d’Ercolano, incastonato in tutta la sua lunghezza nel masso, masso che riempie anche una strada della città, per la quale l’acquidotto altre volte passava. Ciò prova che il masso solido non è stato lanciato dal Vesuvio, ma ch’è stato una volta nello stato di mollezza umida, per aver potuto riempiere la strada, e consolidarsi sull’acquidotto.

C. Molti pezzi di colonne, similmente, incastonati nel tufo, tufo che costituisce uno degli strati, sotto de’ quali giace Ercolano, ed il quale ha dovuto ritrovarsi una volta nello stato di mollezza, per ricevere e consolidarsi sulle colonne.

D. Una bellissima impressione di un viso d’una statua (poiché questa impressione mi sembra troppo grande, per non essere stata fatta da un volto d’un cadavere umano) scolpito nel masso solido, ossia nel tufo volcanico, che occupa le vicinanze della scena del teatro. Ciò prova, similmente, che il tufo suddetto si ritrovò una volta nello stato di mollezza. L’impressione è così perfetta, che vi si possono distinguere finanche i capelli. Ecco, quindi, in Ercolano la stessa ripetizione del fenomeno, che