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secondo cantare 57

23.
Amadigi a distorlo tutto un giorno
S’arrabbiò, s’aggirò come un paleo:
Ma perchè quanto più gli stava intorno,
Egli era più ostinato d’un Ebreo;
Tu vuoi ir, disse, è vero? o va’ in un forno1:
E dopo un grande e lungo piagnisteo,
Orsù, vanne, diss’egli, io me n’accordo;
Ma lasciami di te qualche ricordo.
24.
Allor per soddisfarlo Florïano,
Acciocchè più tener non l’abbia in ponte,
Con un baston fatato, ch’avea in mano,
Toccò la terra e fece uscir un fonte.
E disse: quindi poi, benchè lontano,
Vedrai s’io vivo o s’io sono a Caronte;
Perchè quest’acqua ognor di punto in punto
In che grado io sarò diratti appunto.
25.
Se al corso di quest’acqua porrai cura,
Tutto il corso vedrai di vita mia:
Mentr’ella è chiara, cristallina e pura,
Di’ pur ch’io viva in festa ed allegria;
Ed all’incontro, se è torbida e scura,
Ch’ella mi va come dicea la Cia2:
Ma quand’ella del tutto ferma il corso,
Di’ ch’io sia ito a veder ballar l’orso3.

  1. St. 23. Va’ in un forno. Va’ in malora, al diavolo, in galea. (Nota transclusa da pagina 124)
  2. St. 25 La cia, fruttaiuola, usava un certo suo detto laido per significare: Mi va male. (Nota transclusa da pagina 124)
  3. Ballar l'orso. Di’ che son morto. Uno di quei tanti detti, usati dalla plebe buffona, per levarsi la trista idea della morte. (Salvini.) (Nota transclusa da pagina 124)