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terzo cantare 101

32.
Poichè da esso inanimite furo
Le schiere, si portarono a’ lor posti:
E già sdraiato ognun, lasso, e maturo
In grembo al sonno gli occhi aveva posti;
Quando a un tratto le trombe ed il tamburo
Roppe i riposi e i sonni appena imposti;
Ma svanì presto così gran fracasso,
Chè ’l fiato al trombettier scappò da basso.
33.
E questo1 cagionò, che incollorito
Il Generale di cotanta fretta,
Con occhi torvi minacciò col dito,
Mostrando voler farne aspra vendetta.
Seguì, che un ufizïal suo favorito,
Che più d’ogn’altro meno se lo aspetta,
Toccò la corda2 con i suoi intermedi
De’ tamburini e trombettieri a’ piedi3.
34.
Alla corda così vuol che s’attacchi,
Perchè d’arbitrio e senza consigliarsi
Facea venir all’armi, allorchè stracchi
Bisogno avevan più di riposarsi:
Ed eran mezzi morti, e come bracchi
Givano ansando inordinati e sparsi:
E con un fior di lingue e orrenda vista
Soffiavan, ch’ i’ ho stoppato un alchimista4.

  1. St. 33. E questo ecc. Lo scappar del fiato da basso per la paura, fu effetto di ciò, che il generale ecc. (Nota transclusa da pagina 163)
  2. Toccò la corda. Ebbe dei tratti di corda. (Nota transclusa da pagina 164)
  3. Ai piedi. Legatigli ai piedi. (Nota transclusa da pagina 164)
  4. St. 34. L'ho stoppato. ecc. Soffiavan sì, che io ne disgrado un alchimista. Gli alchimisti soffiavano assai nel fuoco per ottenere temperature elevatissime. (Nota transclusa da pagina 164)