38. Perchè s’egli ha camicia o brache o vesta,
Non bada che gli facciano il baccano;
Bensì del tristo avviso afflitto resta,
Onde più d’un poi giuoca di lontano1:
Chi torna indietro a fasciarsi la testa,
E chi si tinge2 con il zafferano;
Chi dice che una doglia gli s’è presa,
Per non avere a ire a far difesa. 39. Altri, che fugge anch’ei simil burrasca,
Finge l’infermo, e vanne allo spedale:
E benchè sano ei sia com’una lasca,
Col medico s’intende o col speziale;
Perchè all’uno ed all’altro empie la tasca
Acciò gli faccian fede ch’egli ha male:
Ed essi questo e quel scrivon malato:
E chi più dà, lo fan di già spacciato. 40. Sicchè con queste finte e con quest’arte
Costor, che usan la tazza e non la targa,
Servir volendo a Bacco e non a Marte,
Che non fa3 sangue, ma vuol che si sparga,
D’uno stesso voler la maggior parte
Trovan la via di starsene alla larga;
Ed il restante, non sì astuto e scaltro,
Comparisce, perch’ei non può far altro.
↑St. 38. Giuoca di lontano. Se ne sta alla larga. (Nota transclusa da pagina 164)
↑Si tinge. ecc., per fare il viso giallo da ammalato. (Nota transclusa da pagina 164)
↑St. 40. Non fa. Non si converte in sangue, come il vino (Bacco). (Nota transclusa da pagina 164)