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terzo cantare 115

74.
Così fa quella razza di coniglio;
Che, nel fuggir la vista di quel cocchio,
Chi si rompe la bocca o fende un ciglio,
E chi si torce un piede e chi un ginocchio;
A talchè, nel veder quello scompiglio,
Io ho ben preso, dice, qui lo scrocchio1,
Mentre a costor così comparir volli:
Sapeva pur chi erano i miei polli.
75.
Scese dal carro poi, per impedire
Così gran fuga e rovinosa fola2;
Ma quei viepiù si studiano a fuggire,
E mostra ognun se rotte ha in piè le suola;
Chè finalmente, come si suol dire,
Chi corre corre, ma chi fugge vola;
Ond’ella, benchè adopri ogni potere,
Vede che farà tordo a rimanere3.
76.
Perciò si ferma strambasciata e stracca;
Ritorna in dietro, ed un de’ suoi caproni
Dalla carretta subito distacca,
E gli si lancia addosso a cavalcioni;
Così correndo, tutta si rinsacca,
Perchè quel diavol vanne balzelloni.
Pur dicendo: arri là, carne cattiva,
Lo fruga sì, che al fin la ciurma arriva.

  1. St. 74. Scrocchio. Errore. Mi sono ingannata a partito. (Nota transclusa da pagina 170)
  2. St. 75. Fola. Folata, moltitudine in movimento. (Nota transclusa da pagina 170)
  3. Tordo a rimanere chiamasi nel giuoco de’ tordi quella palla che, dovendo passare di là da un certo punto, resta invece di qua, Vale qui dunque: non li raggiungerà. (Nota transclusa da pagina 170)