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quarto cantare 139

35.
Cupido è la mia cara compagnia,
Ricco garzon, sebben la carne ha ignuda;
Anzi non è: t’ho detto una bugia;
Perch’ei non mi vuol più cotta nè cruda.
Ma senti pure, e nota in cortesia:
Quando la madre sua, ch’era la druda
Del fiero Marte, idest la Dea d’Amore,
Gravida fu di questo traditore,
36.
Perch’una trippa avea, che conveniva
Che dalle cigne omai le fosse retta,
Cagion, che in Cipro mai di casa usciva,
Se non con due braccieri ed in seggetta;
Pur sempre con gran gente e comitiva,
Com’a Regina, com’ell’è, s’aspetta;
I paggi addietro e gli staffier dinanzi,
E dagl’inlati due filar di Lanzi1;
37.
Essendo così fuori una mattina
Per suoi negozi e pubbliche faccende,
Urtò per caso una vacca trentina2,
E tocca appena, in terra la distende;
Ond’ella, dopo un’alta rammanzina,
Perch’una lingua ell’ha che taglia e fende:
Va’, che tu faccia, quando ne sia otta,
Un figliuol, dice, in forma d’una botta.

  1. St. 36 Lanzi. Fanti di lancia, altrimenti detti Trabanti. (Salvini.) (Nota transclusa da pagina 202)
  2. St. 37 Vacca Trentina. Così chiamiamo certe donnicciuole poco oneste. (Minucci.) (Nota transclusa da pagina 202)