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sesto cantare 227

101.
Ben tu puzzi di pazzo ch’è un pezzo,
Disse Pluton, bestiaccia, per bisticcio:
Perch’io per me non so nè raccapezzo
Quel che tu voglia dir nel tuo capriccio;
Ma non son re, s’io non te ne divezzo:
E perchè tu non temi grattaticcio1,
Mentre stima non fai delle bravate2,
Quest’altra volta le saran pecciate3.
102.
Or via seguite. Qui lo Scamonea
Si rizza in viso tutto insanguinato
Perch’ei, ch’è un fastidioso, appunto avea
Fatto a’ graffi con un che gli era allato;
Però colla bisunta sua giornea4
La qual traluce come ciel stellato,
Sicch’ella un Argo par fatto alla macchia5,
Si netta, al Re s’inchina e così gracchia:
103.
Io non so, se Baldon sogna o frenetica,
Perchè, s’ei vuol sturbar la nostra pratica,
Fa male i conti, e colla sua aritmetica
Nel zero l’ho fra l’una e l’altra natica
Poichè, se un bacchio6 il capo a lui solletica,
Sbrattar l’armata non sarà in gramatica7,
Che tutta a brache piene, ancorchè stitica,
Tremando andranne come paralitica.

  1. St. 101. Grattaticcio. Grattatura, lieve gastigo. (Nota transclusa da pagina 284)
  2. Bravate. Riprensioni. (Nota transclusa da pagina 285)
  3. Pecciate. Percosse nella peccia o pancia (Nota transclusa da pagina 285)
  4. St. 102. Giornea. Era sopravveste de’ soldati. Ma si prende ora per Toga, Veste curiale, Lucco. (Nota transclusa da pagina 285)
  5. Fatto alla macchia. Mal fatto. (Nota transclusa da pagina 285)
  6. St. 103. Bacchio. Bastone. (Nota transclusa da pagina 285)
  7. Non sarà in gramatica. Non sarà difficile, non sarà cosa che richieda studio, come la grammatica latina. (Nota transclusa da pagina 285)