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settimo cantare 263

62.
A casa lo strascina e te lo ficca
’N un sacco e colla corda ve lo serra;
E fatto questo, a un canapo l’appicca
Che vien dal palco giù vicino a terra;
E per pigliar il resto della cricca,
Esce poi fuora; ma nel fatto egli erra,
Chè, quand’ei prese quello, gli altri due
Ad aspettarlo avuto avrian del bue.
63.
Ed oggimai si trovano in franchigia;
Sicchè Magorto quivi ne rimane
Un bel minchione, e n’è tanto in valigia,
Che nè manco daria la pace1 a un cane.
Sfogarsi intende e a quella veste bigia
Vuole un po’ meglio scardassar le lane;
Perciò su verso il bosco col pennato2
A tagliar un querciuol va difilato.
64.
Brunetto, che l’osserva di nascosto,
Vedutolo partire, entra nell’orto
E corre a casa, di veder disposto
Quel ch’é del vecchio, s’egli è vivo o morto.
Così chiuso in quel sacco il trova posto,
Chè ’l poverin, trovandosi a mal porto,
E trema, e stride, e par che giù pel gozzo
Egli abbia una carrucola da pozzo.

  1. St. 63. Non darìa la pace. Non lascerebbe vivere in pace nemmeno un cane. (Nota transclusa da pagina 326)
  2. Pennato. Coltellone adunco da potare. (Nota transclusa da pagina 326)