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settimo cantare 271


86.
In quanto a te, chi ti pisciasse addosso,
So ben che tu non ne faresti caso;
Ma io che da miei dì mai bevvi grosso,
E le mosche levar mi so dal naso,
Saprò ben io a costor fare il cul rosso:
Credilo pur; perchè s’e’ si dà il caso,
Che si darà senz’altro, ch’io gli arrivi,
Io me gli vo’ di posta ingoiar vivi.
87.
Ma dove col cervel son io trascorso?
Più bue di me non è sotto le stelle;
Perch’innanzi ch’io abbia preso l’orso
Vo’, come si suol dir, vender la pelle.
Fatti ci voglion qui, perchè il discorso
Fuorchè a i sensali, non fruttò covelle;
E mal per chi ha tempo e tempo aspetta:
Chè mentre piscia il can, la lepre sbietta.
88.
E però prima che a viola a gamba1
Una fuga mi suonin di concerto,
A casa Pigolon vogl’ir di gamba
Che vi sarà co’ complici del certo.
Così conchiuso, corre ch’ei si sgamba,
E come un bracco va per quel deserto,
Tutti quanti quei luoghi a uno a uno
Cercando, s’ei vi scopre o sente alcuno.

  1. St. 88. Viola a gamba. Violoncello. Fuga, concerto sono termini musicali. (Nota transclusa da pagina 328)