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ottavo cantare 289

8.
A spasso poi lo menan per la mano
A veder la lor bella abitazione,
Ma poi più buona, benchè sia in pantano,
Perchè a pagar non hanno la pigione;
La quale è un negozio odioso e strano,
Quando quell’insolente del padrone
Ti picchia a casa e con sì poca grazia
Chiede il semestre, ch’e’ non v'è una crazia1.
9.
Circa questo, pensiero elle non hanno.
Nè di fare altre spese, come accade
Ad ogni galantuomo a capo d’anno
D’acconci tasse e lastrichi di strade.
Il vento, e il freddo non può far lor danno,
Perch’il tetto, che scorre e mai non cade,
L’inverno su i pilastri di corallo
Si ferma e forma un palco di cristallo,
10.
Di state il Sole giù ne’ lor quartieri
Non può col frugnolone2 aver l’ingresso;
Tal ch’elle stanno bene e volentieri,
E godono un pacifico possesso.
Paride intanto infra tazze e bicchieri,
E di più sorte vini e frutte appresso,
Con esse ritrovandosi in cantina,
Volle provarne almeno una trentina.

  1. St. 8. Una crazia valeva 7 centesimi. (Nota transclusa da pagina 356)
  2. St. 10. Frugnolone. Vedi c. VII, 37. (Nota transclusa da pagina 356)