14. Ch’ognun vuol far il principe al dì d’oggi;
Sebben chi la volesse rivedere1,
Molti si veggon far grandezze e sfoggi,
Che sono a specchio2 poi col rigattiere3.
Il lusso è grande e già regna in su i poggi4,
E son nelle capanne le portiere.
E tra cannelli5 insin qualsivoglia unto
Ha i suoi stipetti e seggiole di punto6. 15. Orsù, perch’ío non caschi nella pena
De’ cinque soldi7, ecco ritorno a bomba
A brache d’or8, che nel salire arrena
Per quella scala che va su per tromba
Perchè, sebbene ei fa il Mangia9 da Siena
Gli è disadatto e pesa ch’egli spiomba;
E colle ninfe a correr non può porsi,
Massime lì, che v’è un salir da orsi. 16. Elle di già, com’io diceva adesso,
Uscite son di sopra a stanze nuove,
Aspettando che faccia anch’ei l’istesso
Ch’appunto com’il gambero si muove;
Onde convien poi loro andar per esso,
Ed aiutarlo fin che piacque a Giove,
Che quasi manganato e per strettoio
Passasse ad alto il cavalier di quoio,
↑St. 14. Chi la volesse rivedere. A esaminar bene la cosa. (Nota transclusa da pagina 356)
↑Specchio. Lista, libro; qui, dei debitori. (Nota transclusa da pagina 356)
↑Rigattiere. Rivenditore di robe usate. (Nota transclusa da pagina 356)
↑In su i poggi. Anche i montanari si tengono in lusso. (Nota transclusa da pagina 357)
↑I cannelli sono arnesi dei tessitori di lana, i quali facilmente sono unti. (Nota transclusa da pagina 357)
↑Di punto. Ricamate e trapuntate. (Nota transclusa da pagina 357)
↑St. 15. Pena dei cinque soldi. Vedi c. V, 30. (Nota transclusa da pagina 357)
↑Brache d’or. Il Garani. Vedi st. 7. Così chiamasi anche il fante di danari nelle minchiate, perchè è dipinto con calzoni gialli. (Nota transclusa da pagina 357)
↑Fa il mangia. Fa il bravo, che mangerebbe gli uomini vivi. Era il Mangia una statua posta sulla torre dell’oriuolo di Siena. La dolorosa istoria del Mangia è questa. Dicono che un gobbo fiorentino ritrovandosi a Siena, volle salire sulla torre, dicendo che andava a fare una visita al Mangia. Quando fu su, guastò in parte il congegno pel quale la statua ad ogni ora veniva fuor dalla torre a batter le ore. Sceso ch’ei fu, gli domandarono; Che t’ha detto il Mangia? Rispose il gobbo: E’ m’ha detto ch’all’undici sarà in piazza. E con questo si partì per Firenze. Allo scoccar dell’undici il povero Mangia fu in pezzi nella piazza di Siena. Ma la memoria di lui dura eterna: Salutami il Mangia è anche oggidi l’addio scherzoso che si dà a chi parte per Siena. (Nota transclusa da pagina 357)