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nono cantare 331

8.
Se a mensa ognun di voi tanto s’affolta,
Mangia per quattro e beve poi per sette,
Che par proprio ch’e’sia giunto a ricolta,
Anzi ch’egli abbia a far le sue vendette;
Tal ch’io pensai vedervi anco una volta
La tovaglia ingoiar e le salviette:
Ed ebbi un tratto anche di me paura;
Per una spalla dávola1 sicura.
9.
Redeamus ad rem: se, come ho detto,
Qua foste al bere infermi2 e al mangìar sani,
E co’ coltelli in man standovi a petto
Riusciste sì bravi sparapani,
In battaglia vedervi ancora aspetto
Colla spada così menar le mani,
Onde il nimico vinto ed abbattuto
Ne sia, come stanotte ho preveduto.
10.
Chè quasi fui per dar nelle girelle;
Perchè, dopochè i punti della Luna
Ebbi descritti, e che tutte le stelle
Avevo rassegnate ad una ad una,
Trovo smarrite aver le Gallinelle3;
Ma dopo è ch’io mi davo4 alla fortuna,
Che fra le stelle fisse e fra l’erranti
Non vedevo nè anche i Mercatanti5.

  1. St. 8. Dàvola. Nel caso che mi voleste mangiar me, io m’accordava di darvi una spalla. (Nota transclusa da pagina 396)
  2. St. 9. Gl’infermi, per l’arsura della febbre, bevono assai. (Nota transclusa da pagina 396)
  3. St. 10. Le Gallinelle. Le Pleiadi. (Nota transclusa da pagina 396)
  4. Mi davo ecc. Mi disperava. (Nota transclusa da pagina 396)
  5. I Mercatanti. Tre stelle del Balteo d’Orione. (Nota transclusa da pagina 396)