23. Ed ei che da colei punger si sente,
Onde al naso lo stronzolo gli sale,
Perde il rispetto e quivi si risente
Con dirgli mona Merda e ogni male.
Va in questo all’aria un gran romor di gente
Che a terra scende a masse dalle scale,
Fiaccate e rotte anch’esse dagli spruzzoli
Di pietre che ancor grattano i cocuzzoli1. 24. Chi boccon, chi per banda e chi supino
Giù se ne viene e fa certe cascate,
Che manco le farebbe un Arlecchino
Quand’in commedia fa le sue scalate.
Sicchè, se innanzi fecero il fantino2,
Le brache in fatti3 gli eran poi cascate;
E infranti e pesti andando giù nel fosso,
Hann’oltre a questo nuove scale addosso. 25. Quantunque il campo annaffi tal rugiada
Come le zucche, inarpican le scale;
Onde più d’uno in giù verso la strada
Fa pur di nuovo un bel salto mortale:
Ma benchè a monti ne trabocchi e cada,
Sardonello sta forte e in alto sale;
E tra i nimici affine, a lor mal grado,
Mette su il piede e agli altri rompe il guado.
↑St. 23. I cocuzzoli. Le teste. (Nota transclusa da pagina 398)
↑St. 24. Il fantino. Il bravo. (Nota transclusa da pagina 398)
↑In fatti. Quando si fu a’ fatti. (Nota transclusa da pagina 398)