44. Vagheggialo, s’allunga, zappa e mugola;
Talor s’appressa e colle zampe il tocca;
Or mostra sbavigliando aperta l’ugola;
Or per leccarlo appoggiavi la bocca
Tutto lo fiuta, lo rovistia e frugola;
Così mentre il suo cuor gioia trabocca,
Ei, che non tocca per letizia terra
Entra nel borgo e in gabbia si riserra. 45. Perchè Paride fa serrar le porte,
E poi comanda a un branco di famigli,
Che quivi fatti avea venir di corte,
Che di lor mano l’animal si pigli;
Ma i birri, che buscar temean la morte,
Non voglion accettar simil consigli;
E fan conto1, sebben’ei fa lor cuore,
Ch’ei passi tuttavia l’Imperadore. 46. Poichè gran pezzo a’ porri ha predicato
E che fan conto tuttavia ch’ei canti
Perocchè da’ ribaldi gli vien dato
L’udïenza che dà il papa a’ furfanti,
Senza più star a buttar via il fiato,
Tolti di mano al caporale i guanti,
Bisogna, dice, con questa canaglia
Far come il podestà di Sinigaglia2.
↑St. 45. Fan contoecc. Non badano, non curano. Dice il Minucci che questo modo può avere avuto origine dalla trascuranza con cui accoglievano i Fiorentini l’imperadore greco Giovanni Paleologo dopo che la vista di lui si fu resa familiare, e forse, dopo che, mancatili i danari, non compariva più così pomposo. (Nota transclusa da pagina 425)
↑St. 46. Il podestà di Sinigaglia comandava, e faceva da sè. (Nota transclusa da pagina 425)