32. Ed ella se ne va sicura e franca,
Sapendo ogni traforo1 a menadito;
Perchè troppo non è ch’ella ne manca
E l’abitò fin quando avea marito.
Scese, girò, salì, nè mai fu stanca,
Sinchè non ebbe di veder finito;
All’ultimo si fece in guardaroba
Aprir gli armadi, e cavar fuor la roba. 33. Spiegasi prima sopr’a un tavolotto
Un abito mavì2 di mezza lana,
Che in su’ fianchi appiccato ha per di sotto
Un lindo guardinfante alla romana;
Poi viene un verde e nuovo camiciotto3
Con bianche imbastiture4 alla balzana;
E poi due trincerate5 camiciuole
Che fanno piazza d’arme alle tignuole. 34. Una zimarra pur di saia nera,
Per dove si fa a’ sassi6 arcisquisita;
Perchè gli aliotti7 e il bavero a spalliera
Paran la testa e in giù mezza la vita;
Portandola alle nozze o a una fiera,
Tôrre e comprar si può roba infinita,
Ch’ell’ha due manicon sì badïali
Ch’e’ tengon per quattordici arsenali.
↑St. 32. Traforo. Ripostiglio. (Nota transclusa da pagina 476)
↑St. 33. Mavì. Color turchino chiaro. (Nota transclusa da pagina 476)
↑Camicciotto dicevano le contadin invece di sottana. (Nota transclusa da pagina 476)
↑Imbastitura. Piegatura in giro da piedi (alla balzana) della veste, cucita per ornamento con punti bianchi esterni, che somigliano quelli che fanno i sarti nell’imbastire. (Nota transclusa da pagina 476)
↑Trincerate. (trinciate). (Nota transclusa da pagina 476)
↑St. 34. Dove si fa a' sassi. Questo bel giochetto del fare a’ sassi in Firenze, ma non in Roma, è dismesso da secoli, a dispetto della profezia che diceva: Guai Firenze, quando in Mercato non si farà a’ sassi. (Nota transclusa da pagina 476)
↑Aliotti. Pistagne nelle attaccature delle maniche. (Nota transclusa da pagina 476)