Pagina:Lippi - Malmantile racquistato.pdf/97

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secondo cantare 53

11.
Che pagheresti, disse lo stregone,
Se la tua moglie avesse il ventre pregno?
Se ciò fosse, rispose Perïone,
Ancorch’io non ne faccia alcun disegno
E tal voglia appiccata abbia all’arpione,
Io ti vorrei donar mezzo il mio regno.
Soggiunse quei: Non vo’ pur una crazia1,
Ma solamente la tua buona grazia.
12.
Altro da te non aspettar ch’io chieda,
Nè che alcuno interesse mi predomini;
Perchè, quantunque abietto altri mi veda,
Io ho in cul la roba e schiavo son degli uomini.
Or basta: se tu brami d’aver reda
Che il regno dopo te governi e domini,
Commetti al Mosca, al Biondo e a Romolino,
Che un cuor ti portin d’asino marino.
13.
Et ordina di poi, che se ne cuoca
La terza parte in circa arrosto o lessa;
Ch’in tutti i modi è buona; e danne un poca
In quel modo a mangiare alla duchessa.
Presa che l’ha, gli è fatto il becco all’oca2;
Chè subito ch’in corpo se l’è messa,
Senzachè tu più altro le apparecchi,
Dottela pregna infin sopr’agli orecchi.

  1. St. 11. Crazia. Moneta toscana che valeva sette centesimi di lira italiana. (Nota transclusa da pagina 123)
  2. St. 13. Gli è fatto il becco all'oca. La cosa è fatta. Chi vuol conoscere l’origine di questo detto, la troverà nel Mambriano, c. II e nelle novelle del Pecorone. (Nota transclusa da pagina 123)