Pagina:Liriche di Sergio Corazzini, Napoli, Ricciardi, 1935.djvu/137

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Le mie piccole mani sono pure
come quelle dei santi di cera;
amo le creature,
e non so che una povera preghiera.»

Le fontane cantano sempre
nella città muta dei sogni.

Io mi allontano,
e la mia veste bianca
se la dividono i rovi,
e la mia ghirlanda s’è mutata
in una corona di spine,
le mie piccole mani sanguinano
senza fine,
e l’anima è triste come
li occhi
di un agnello che sia per morire.

E le fontane cantano
dietro le bianche porte.

Ah! sono io forse colui
che non dormirà più,
che non sognerà più,
fino alla morte?