Pagina:Liriche di Sergio Corazzini, Napoli, Ricciardi, 1935.djvu/45

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Fu come un sole immenso, senza cielo
e senza terra e senza mare, acceso,
solo per sè, solo per sè sospeso
nello spazio. Bruciava e parve gelo.

Fu come una pupilla aperta e pure
velata da una palpebra latente;
fu come un’ostia enorme, incandescente,
alta nei cieli fra due dita pure,

ostia che si spezzò prima d’avere
tocche le labbra del sacrificante,
ostia le cui piccole parti infrante
non trovarono un cuore ove giacere.