Pagina:Lo zuavo.djvu/11

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toccare il cuore a coloro, che, a nostro dispetto, erano divenuti i nostri avversarii.

«M’avvicinai a lui, associandomi di tutto cuore alla sua domanda. Quali e quanti pensieri mi vennero in quel momento! Invece di quello stato febbrile in cui sogliono ordinariamente trovarsi quelli che si vedono alla vigilia d’un duello, io provava al contrario un benessere, una speranza dolce e benefica, sì rara, in simil caso, ma di cui ne sentiva tutto il pregio. Dopo il Signore, era all’amico ch’io dovea questo stato di mansuetudine e di tranquillità. Oh! come di cuore io pregava Dio di spargere la sua più preziosa benedizione sopra di me, in un momento, in cui l’agitazione e l’inquietudine sull’esito della lotta sogliono abbattere gli uomini i più coraggiosi, e le anime le più ostinate! E quest’amico tanto affezionato e tanto amante, la cui tenera conversazione, ed il vivo esempio mi richiamavano alla mente i giorni benedetti della mia fanciullezza, le sere felici della cascina, quando udiva la tenera voce di mia madre domandare al Dio delle misericordie di tenermi sempre sotto la sua santa guardia, oh! io sentiva per quest’amico un’indicibile gratitudine, ed il suo nome s’univa nella mia preghiera al nome tanto venerato di quella, da cui sarei ancora per sì lungo tempo diviso. Nell’alzarmi non potei frenar le lagrime, e mi precipitai fra le braccia di Marty, non potendo in quel punto esprimergli i sentimenti che parlavano al mio cuore. Esso era calmo.

«Alcuni istanti dopo, il silenzio della notte non era interrotto che dalla respirazione di Marty, leggiera e dolce come quella d’un fanciullo. Dormiva. L’emozione, ch’io avea provato, mi tenne desto per molte ore; finalmente la stanchezza mi vinse, e m’addormentai.

«Il giorno seguente, alle 6, fui risvegliato dall’arrivo dei due cacciatori. Cornault non mi parve aver conservato