Pagina:Lorenzo Mascheroni - Poesie edite ed inedite, Pavia, 1823.djvu/58

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     E se per entro a gli Epidaurii regii
     Fama già fu che di Prometeo il foco
     Che scorre a l’uom le membra, e tutte scote
     A un lieve del pensier cenno le vene,
     335Sia dal ciel tratta elettrica scintilla;
     Non tu per sogno Ascreo, l’abbi sì tosto.

Suscita or dubbio non leggier sul vero
     Felsina antica di saper maestra,
     Con sottil argomento di metalli
     340Le risentite rane interrogando.
     Tu le vedesti sù l’Orobia sponda
     Le garrule presaghe de la pioggia
     Tolte ai guadi del Brembo altro presagio
     Aprir di luce al secolo vicino.
     345Stavano tronche il collo: con sagace
     Man le immolava vittime a Minerva
     Cinte d’argentea benda i nudi fianchi
     Su l’ara del saper giovin ministro.
     Non esse a colpo di coltel crudele
     350Torcean le membra, non a molte punte:
     Già preda abbandonata da la morte
     Parèan giacer: ma se l’argentea benda
     Altra di mal distinto ignobil stagno