Pagina:Lorenzo de' Medici - Opere, vol.1, Laterza, 1913.djvu/128

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122 ii - comento sopra alcuni de’ suoi sonetti

nell’utile, nella voluttá, è necessario confessare tutta la vita umana, che da queste cose depende, essere una passione, e la felicitá sua sempre mista con essa; perché la passione è sola immediata cagione di essa, e l’accompagna come l’ombra il corpo. Trovandosi adunque in me questo medesimo effetto, e ricevendo io dalli miei pensieri gravissima e continua molestia, né parendomi poter senza questi tali pensieri vivere, composi il presente sonetto ad espressione dello stato del cor mio. Il quale, sendo posto nel mezzo del petto mio pieno d’angoscia e stracco giá dalla molestia de’ pensieri, chiama intorno a sé tutti i pensieri, i quali, secondo abbiamo detto, naturalmente sono intorno al core come cagion d’essi; di questo avviene che il cor sospira, perché, concorrendo diverse passioni a un tempo, generano sospiri, e per le ragioni giá dette. Dopo il qual sospirare, il core voltatosi ai pensieri, e con dolce e pietoso parlare, gli priega che debbino cessare alquanto di molestarlo, e far pace della lunga e continua guerra che senza intermissione li fanno, mostrando che debbino satisfarli in questo, conciosiacosaché sono suoi figliuoli creati e generati da lui. Perché, ancora che sieno pensieri amorosi, e perché d’altro non parlano che d’amore, il core gli ha fatti amorosi; e però altro padre che lui non debbono riconoscere, e come figliuoli non gli dare tanta molestia. A questa pietosa proposta risponde uno de’ pensieri giá detti, mostrando in effetto loro essere cagione della vita del core, e facendo comparazione che, come le pecchie la primavera, quando Flora di fiori adorna il mondo, fanno di diversi fiori una sola dolcezza, cioè il mèle, cosí li miei pensieri di diverse bellezze della donna mia generano una certa dolcezza, mista con amaritudine, onde il cor si nutrisce e vive; mettendo nella donna mia li sguardi, le parole e i modi e l’altre bellezze sue, come stanno fiori in un prato, ove, diversamente pascendosi, i miei pensieri generano questa amara dolcezza per le ragioni dette disopra, ché alcuna voluttá del mondo non è senza mistione di passione. Ancora che ne’ pensieri amorosi si veggia piú distinto l’amaro dal dolce, benché sieno misti insieme, e che grandissima dolcezza è contemplare e immaginare tante maravigliose bellezze nella donna mia,